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Invito a ragionare ed agire insieme!
L’URGENZA DEL CLIMA E DELLA SALUTE GLOBALE
È L’URGENZA DEL PROGETTO INDUSTRIALE PER TORINO
A TORINO IL POLO PER LA NUOVA TECNOLOGIA AUTOMOTIVE

Per quale urbanizzazione, per quale mobilità
con quale motore, con quale organizzazione del lavoro

 

La proposta di Un Polo per l’innovazione dell’automotive è un sistema che riunisce aziende piccole, medie e grandi, laboratori di ricerca e strutture di formazione nell’area torinese con l’obiettivo di progettare l’auto, i mezzi di trasporto e la mobilità urbana a zero emissioni, necessari per gli obiettivi sul clima del 2030 e per la drastica riduzione dell'inquinamento.
Lavorando in sinergia, queste tre entità progettano e attuano una strategia comune di sviluppo industriale.
È un progetto industriale volontarista volto a creare posti di lavoro e avvicinare la ricerca pubblica e privata.
Lo Stato interviene come partner.

 

• SI: a un sistema industriale torinese basato sulla piena occupazione e sull’economia circolare.

• SI: a un massiccio investimento nelle tecnologie 4.0 nella manifattura e nei servizi.

• SI: agli investimenti nella ricerca e nelle tecnologie per la mobilità sostenibile e per una migliore condizione di lavoro.

• SI: a massicci investimenti per adeguare l’indotto alla nuova fase dell’auto.

• SI: alla valorizzazione del patrimonio professionale torinese e al pieno utilizzo delle strutture esistenti per un grande centro di formazione.

Torino ha tutte le caratteristiche tecnico-professionali e di tradizione industriale e le potenzialità di tipologia urbana per assumere e rendere efficace questo progetto.

Emission gap report 2018: dimezzare le emissioni globali entro il 2030 per limitare l’aumento di temperatura a 1,5°C

ONU: L’inquinamento atmosferico causa una vittima umana ogni 5 secondi, per un totale di 800 decessi ogni ora; 7 milioni di morti premature ogni anno in tutto il mondo, di cui 600 mila sono bambini più piccoli di 5 anni
L’umanità rischia di causare la sesta estinzione di massa nei 3,8 miliardi di anni del Pianeta: i livelli di diossido di carbonio nell’atmosfera hanno superato le 400 parti per milione, il dato più alto negli ultimi 650 mila anni.
Sono state individuate 7 azioni essenziali da implementare in ogni nazione per contrastare l’inquinamento atmosferico e contenere quindi i decessi ad esso collegati:
• monitorare la qualità dell’aria,
• identificare le cause d’inquinamento,
• informare i cittadini e coinvolgerli nei processi decisionali,
• adottare regolamentazioni che determinino limiti precisi all’inquinamento atmosferico,
• creare piani d’azione per far fronte al problema,
• reperire e mettere a disposizione fondi per realizzare i piani e per valutare i progressi sul campo.
Emission gap report 2018


OMS: L'Oms riconosce che l'inquinamento atmosferico è un fattore di rischio critico per le malattie non trasmissibili (NCD), causando:
circa un quarto (24%) di tutti i decessi per adulti a causa di malattie cardiache,
25% da ictus,
43% da malattia polmonare ostruttiva cronica
29% dal cancro ai polmoni.
Il rapporto presentato nel corso della prima Conferenza mondiale dell'Oms sull'inquinamento atmosferico e la salute a Ginevra


ARPA Torino:

L’inquinamento del traffico a Torino


Particolato aerodisperso


Quantificazione di impatto italiana, piemontese, torinese


Inquinanti Atmosferici:


• principali caratteristiche chimico-fisiche,
• le zone di probabile accumulo,
• le fonti di emissione,
• gli effetti sulla salute
• i periodi dell’anno a maggiore criticità.


Inquinanti Atmosferici:


• Ossidi di zolfo (SOX)
• Ossidi di azoto (NOX)
• Monossido di carbonio (CO)
• Ozono (O3)
• Particolato atmosferico (PM)
• Benzene (C6H6)
• Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA)
• Elementi in tracce (As, Cd, Ni)
• Piombo (Pb)



Per una mobilità pulita e intelligente: i trasporti e l'ambiente in Europa

Nel 2017 siano state immatricolate appena 5mila vetture elettriche, per una quota di mercato dello 0,25%. Ben poco, rispetto al milione di elettriche “pure” vendute nel 2017 nel mondo (con il 40% in Cina, il 30% in Europa e il 20% negli Usa). VEDI com’è fatta una batteria

Ciò che rende così pericolosi i veicoli ibridi ed elettrici che circolano sulle nostre strade è la loro batteria ad alta tensione (se danneggiata nell'incidente).
Ma se c’è stata la rottura dell’involucro della batteria di alta tensione i suoi moduli interni potrebbero essere in corto circuito con la carrozzeria.
I rischi della batteria nell'auto elettrica

L'estrazione delle materie prime passa attraverso lo sfruttamento intensivo del lavoro minorile, nella distruzione ambientale,nel bruciare le foreste per “liberare”terreno dal quale ricavare queste materie prime!
La filiera dei materiali per le batterie

Toyota annuncia l’avvio sul mercato giapponese di Sora, il primo bus a idrogeno che costituirà la flotta ecologica dei Giochi olimpici e paraolimpici di Tokyo 2020. Vedi


Camion a idrogeno: Toyota lancia autocarro con autonomia 320 km Vedi


Volkswagen annuncia di aver sviluppato un nuovo catalizzatore per celle a combustibile (il cuore dei veicoli a fuel cell), che garantirebbe il triplo della potenza a costi ridotti. Vedi


Nuovi modelli di auto e suv a idrogeno (Mercedes, Hyudai, Honda) Vedi


Chi vincerà, batteria o fuel cell?
Le auto a idrogeno avrebbero insomma un grande potenziale nella mobilità a emissioni zero, ma rispetto alle auto elettriche rimangono penalizzate per una distribuzione ancora più scarsa degli impianti di rifornimento.
La risposta di Nemesys è la batteria ibrida
Vedi

Idrogeno: Come si produce, come sfruttarlo e come usarlo in maniera sicura.


Fuel cell, cosa sono e come funzionano le celle a combustibile

Ventisettemila veicoli a idrogeno in Italia al 2025, 8 milioni e mezzo al 2050, affiancati da 23.000 autobus e riforniti da 5.000 stazioni di approvvigionamento.
Sono gli obiettivi del Piano Nazionale per la Mobilità a Idrogeno, preparato su incarico del governo dal comitato MH2IT, che raccoglie i principali operatori del settore.


In Gazzetta Ufficiale il nuovo decreto legge che stabilisce i nuovi parametri nazionali su costruzione ed erogazione dell’idrogeno per l’alimentazione dei veicoli fuel cell.
Vedi G.U.:


Le nuove linee guida che avvicinano l’Italia all’Europa


Il decreto legge del 23 ottobre 2018, pubblicato lo scorso 5 novembre in Gazzetta Ufficiale, contenente le regole di attuazione di “Prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio degli impianti di distribuzione di idrogeno per autotrazione”; il provvedimento, nel dettaglio, contiene le linee-guida che permetteranno alla rete di rifornimento nazionale di raddoppiare, di fatto, la pressione degli impianti di erogazione, dagli attuali 350 bar a 700 bar. Sarà quindi possibile effettuare il “pieno” di idrogeno alle autovetture e non più solamente ai bus come avvenuto finora


Un decreto interministeriale dell'11 febbraio ha assegnato alle Regioni ordinarie 3,898 miliardi (tra cui 300 milioni accantonati dalla legge di Bilancio 2019), per il trasporto pubblico locale. è l'avvio di un programma diretto a diminuire il numero di auto private circolanti, a incentivare la diffusione di mezzi elettrici anche nel settore della consegna delle merci, ad agevolare l'acquisto di vetture meno inquinanti, a incentivare car sharing e car pooling.
Vedi:


Presentato il prototipo del primo motore modulare al mondo su telaio Iveco:


Presentato il prototipo del primo motore modulare al mondo su telaio Iveco il nuovo motore multipower Cursor X, un concept capace di impiegare le migliori soluzioni di alimentazione per impatto ambientale ad oggi disponibili: 100% elettrico per l'utilizzo urbano, ibrido plug-in per il medio raggio, e fuel cell a idrogeno per il lungo raggio, grazie a un'autonomia che può arrivare a 800 km.



Notizie e articoli sul motore a idrogeno: Consulta


La produzione di auto a idrogeno è destinata a decuplicare nel giro di un paio d'anni, passando dalle circa 3 mila vetture attualmente circolanti in Europa alle 30 mila che verranno prodotte dall'anno prossimo dalla Toyota.


Decarbonizzare la mobilità:


Le emissioni di gas a effetto serra in Europa sono diminuite significativamente in tutti i settori dell’economia, con l’unica eccezione dei trasporti - settore nel quale sono aumentate del 20%. Sulla base di questi trend, quello dei trasporti è divenuto il primo settore per emissioni di gas a effetto serra in Europa, superando persino il settore elettrico.



ENEA la vera mobilità sostenibile non è solo l’elettrico, l’ibrido o la condivisione, ma l’infrastruttura tecnologica che abilita il passaggio senza interruzioni da una modalità di trasporto a un’altra.

 

I paesi del Mediterraneo nell'ultimo secolo si sono riscaldati più del resto del mondo (+1,4 gradi contro +1 grado globale): questo ha fatto aumentare le ondate di calore e i nubifragi e li ha resi più devastanti. E nei prossimi anni, il riscaldamento dell'area del Mediterraneo sarà più alto del 25% di quello globale, in particolare con un riscaldamento estivo maggiore del 40% rispetto alla media
Entro il 2050 l'urbanizzazione porterà il 60% della popolazione mondiale a concentrarsi nei grandi centri: uno scenario che richiede interventi strutturali per la sostenibilità del trasporto urbano.

il caso Torino: la transizione del modello industriale alla nuova economia

Automotive


Vedi: L’economia circolare riprogetta la fabbricazione e l’utilizzo dell’auto.
• Riutilizzo degli scarti dei consumi;
• estensione del ciclo di vita dei prodotti;
• sharing economy (economia della condivisione delle risorse);
• impiego di materie prime da riciclo e uso di energia da fonti rinnovabili;
• Zero kWh di prelievo di energia elettrica da rete esterna: i fabbisogni di energia elettrica e termica necessari al funzionamento degli stabilimenti coperti grazie da un impianto di trigenerazione per produrre simultaneamente energia elettrica, calore e acqua refrigerata;
• Zero rifiuti inviati in discarica: totale recupero o riciclo dei materiali e degli oggetti;
• 100% di riutilizzo dell’acqua col ricircolo nelle cabine di spruzzatura utilizzate per la verniciatura delle vetture;

FRANCIA pôle de compétitivité : Carnauto
L'industria automobilistica sta vivendo tre rivoluzioni simultanee: motorizzazione (auto elettrica), auto autonoma e mobilità digitale (auto condivisa).
Con oltre 8000 ricercatori e 48 piattaforme tecnologiche, 9 Istituti Carnot, protagonisti della ricerca pubblica, si stanno mobilitando nel settore Carnauto, dedicato a PMI, medie e grandi imprese nel settore automobilistico e della mobilità



I Poli di competitività sono cluster francesi riconosciuti dallo Stato che riuniscono aziende, centri di ricerca e istituti di istruzione superiore in un determinato territorio. Lavorando in sinergia, queste tre entità mirano a lavorare su una strategia comune di sviluppo industriale attorno a progetti innovativi in settori avanzati (aeronautica, nanotecnologie, biomedicale, automotive...).
Esistono tre tipi di Poli di competitività: poli mondiali, poli con vocazione globale e poli nazionali. Ognuno di loro beneficia di sussidi pubblici, esenzioni fiscali e sgravi fiscali. La loro creazione è parte di una politica industriale volontarista volta a rafforzare la competitività francese, creare posti di lavoro e avvicinare la ricerca pubblica e privata.
Lo Stato interviene come partner.
I Poli di competitività francesi sono attualmente 48.



Torino ha dato un secolo allo sviluppo dell'auto
ha le risorse per sviluppare la nuova mobilità senza emissioni.




IndustriALL
Il settore dell'auto è alla ricerca di enormi investimenti per fare il passo successivo.
Dobbiamo essere coinvolti nelle discussioni sulla gestione di questo cambiamento.
Le persone sono sempre più consapevoli della necessità di abbandonare il modello di economia del carbonio. I governi hanno già annunciato la loro intenzione di vietare i veicoli a benzina e diesel in futuro. Ma forme alternative e l'infrastruttura necessaria per il loro funzionamento non esistono ancora per un uso massiccio.
Alla fine, i sindacati, le aziende, i governi e gli urbanisti dovranno collaborare a progetti di ridistribuzione industriale su larga scala.
Vedi la Guida alla transizione giusta


Una profonda trasformazione dell'economia è all'orizzonte e può avvenire
con giustizia o senza giustizia
Sta a noi scegliere.



La rivoluzione scientifica e tecnologica include la digitalizzazione avanzata, l'intelligenza artificiale, le macchine semi-autonome interconnesse, la robotica avanzata, la stampa 3D, la nanotecnologia, la biotecnologia avanzata e il lavoro di piattaforma.
Non sono le tecnologie stesse a essere problematiche; ma è la logica alla base della loro introduzione, il cui obiettivo attuale è ridurre i costi e gli standard del lavoro.
Una transizione avverrà.

Possiamo
• all'ultimo minuto cercare misure disperate di sopravvivenza che trascurano completamente i diritti delle persone e la protezione sociale
• oppure pianificare una transizione ordinata e giusta che rispetta e protegge i lavoratori attuali creando nuovi posti di lavoro dignitoso dentro industrie sostenibili
La transizione verso un'economia più pulita e più sostenibile deve essere economicamente e socialmente giusta ed equa per i lavoratori e le loro comunità.
I principi delle politiche industriali sostenibili e di una transizione giusta dovrebbero essere integrati negli accordi collettivi, in particolare quelli delle grandi multinazionali.

il caso Torino: una città che può divenire esempio
della transizione alla nuova economia e di un nuovo modello industriale

Automotive

Vedi: L’economia circolare riprogetta la fabbricazione e l’utilizzo dell’auto.

Partendo dai concetti chiave della Economia circolare , le stime odierne parlano di un beneficio economico di oltre 1.800 miliardi di euro entro il 2030 se l’Unione Europea applicasse l’economia circolare, con la conseguenza di un aumento del Pil, dei posti di lavoro e della produttività annua delle risorse.
Enel è da anni partner di diverse iniziative di car sharing a zero emissioni ed è anche attiva nella costruzione di colonnine di ricarica per auto elettriche.
Il Gruppo Renault Nissan ha realizzato un impianto a Choisy-le-Roy, in Francia, in cui vengono ricondizionati circa 60mila fra motori e altre componenti all’anno apparentemente giunti a fine vita
. Economia circolare per l’automotive significa la riprogettazione di un prodotto che funziona con energia pulita e non emette emissioni, che ha una modularità che gli consente di durare più a lungo sostenuto da una manutenzione semplice e costante, che è fabbricato con materiali che sono totalmente riciclabili anche se in fasi diverse, sulla base anche di un controllo della filiera di fornitura che garantisce la compatibilità ambientale.



Vedi: Cambia la componentistica e si ridisegnano le filiere


Un’auto di proprietà giace inutilizzata per circa il 95% del suo tempo. Un mezzo car sharing invece è attivo per oltre il 40% del tempo.
Sempre più aziende stanno investendo puntando al recupero degli scarti e alla rigenerazione (il ‘remanufacturing’) delle automobili a fine vita, soprattutto per i ricambi, riducendone così i costi per i consumatori e il volume di scarti destinati alla discarica.
FiatChrysler Automobiles. ha scelto materiali facilmente riciclabili, fibre naturali come il kenaf e la juta, materia rinnovata come il nylon riciclato e ha ridotto il consumo di acqua nella filiera (-27,5% dal 2010) e di scarti (-18,7%).



Vedi: Fiat Auto Recycling (1995)


Il percorso dell’economia circolare nell’auto viene da esperienze importanti del 1995, il progetto Fiat Auto Recycling, che diede importanti risultati anche sulle componenti di plastica.
Esperienza che oggi può contribuire a riprogettare il ciclo dell’auto.
Le filiere vanno quasi completamente ripensate sia alla luce di motori elettrici, sia alla luce di una componentistica che deve necessariamente rinnovarsi.



Vedi: Ventiquattro milioni di nuovi posti di lavoro nell’economia verde

Secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) un’economia più verde potrebbe creare 24 milioni di posti di lavoro nel mondo entro il 2030.
I nuovi posti di lavoro verranno creati adottando metodi sostenibili nel settore energetico, in particolare attraverso cambiamenti e nuove combinazioni di diversi tipi di energia, l’uso di veicoli elettrici e il miglioramento dell’efficienza energetica nel settore dell’edilizia.


In Italia la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile ha calcolato un impatto occupazionale importante, considerando 5 anni: i settori a più alto coefficiente occupazionale, sono le fonti rinnovabili con il 32% del totale degli occupati (circa 702.000 posti di lavoro diretti e indiretti), seguiti dall’agricoltura biologica e di qualità con il 18% del totale degli occupati (circa 393.000 posti di lavoro, in questo caso solo diretti), dalla rigenerazione urbana con il 12% (circa 255.000 posti di lavoro), dall’efficientamento degli edifici con il 9% (oltre 197.000 occupati); dalla riqualificazione del sistema idrico con l’8% (circa 178.000 posti di lavoro), dalla bonifica dei siti contaminati con il 5% (circa 117.000 posti di lavoro). Completano il quadro il settore rifiuti, incentrato sul passaggio dall’economia lineare a quella circolare con il 5% degli occupati, la mobilità sostenibile e l’eco-innovazione, entrambe con il 2% di posti di lavoro e, infine, la prevenzione del rischio idrogeologico, con lo 0,7% degli occupati.


I ritardi dell’Agenda Digitale

Vedi: Accedi alle mappe (è necessario registrarsi)


In coerenza con gli obiettivi dettati dall’Agenda Digitale Europea, da conseguire entro il 2020, l’85% della popolazione italiana dovrà essere raggiunta da una copertura di almeno 100 Mbps mentre una copertura di almeno 30 Mbps dovrà essere garantita alla totalità della popolazione. Il censimento collegato al Piano BUL del Piemonte fotografa uno stato di fatto ancora lontano da questi obiettivi: con il 13% delle Unità Immobiliari raggiunte da connettività a 100 Mbps e il 26,4% a 30 Mbps e con forti disomogeneità tra le principali aree urbane, i centri minori e le aree rurali. Di questa disomogeneità di servizio ne fanno le spese anche i distretti industriali e le industrie isolate, che sono tipicamente decentrati rispetto al centro abitato.



Vedi
: Il Forum Mondiale sulle Foreste Urbane
Scopo di questo primo Forum è stato di evidenziare esempi positivi di pianificazione, progettazione e gestione del verde urbano portati avanti da città con culture, forme, strutture e storie diverse che hanno utilizzato la selvicoltura urbana e le infrastrutture verdi per i benefici economici ed ambientali da queste forniti e per rafforzare la coesione sociale e il coinvolgimento pubblico delle comunità urbane nella gestione delle città .

Vedi: La FAO e l'urbanizzazione
Attraverso il suo programma sulla Selvicoltura Urbana e Periurbana, il Dipartimento delle Foreste della FAO contribuisce agli sforzi di sensibilizzare e trasmettere le conoscenze sulle foreste e gli alberi urbani attraverso la produzione di strumenti normativi, la messa a disposizione delle informazioni, la condivisione di competenze in materia di politiche, fornendo uno spazio di confronto e dibattito alle nazioni, e portando la conoscenza sul campo.


Vedi: Il ruolo delle città
All’inizio degli anni Novanta si è fatta strada la consapevolezza che le città sono al centro dello sviluppo economico: si stima che nei paesi a basso reddito generino intorno al 60 per cento del prodotto interno, fino ad arriva-re all’80 per cento per quelli a reddito alto. Se le città sono il motore della crescita, è quanto mai indispensabile che funzionino bene, che siano efficienti e che riducano gli sprechi per essere competitive sulla scena nazionale e internazionale.

Vedi: La resilienza urbana