Nel 2050
l'umanità si troverà ad utilizzare annualmente 140
miliardi di tonnellate di minerali, combustibili fossili
e biomasse, rispetto ai 60 miliardi di tonnellate
consumati attualmente. Il pianeta non può mantenere un
simile aumento della domanda di risorse senza gravi
conseguenze per l'umanità e gli
ecosistemi.
Già
attualmente, se tutti i paesi utilizzassero risorse in
proporzione a quelle utilizzate dagli Stati Uniti,
sarebbero necessari sette pianeti come la terra; se
tutti i paesi utilizzassero risorse in proporzione a
quelle utilizzate dall’Europa, sarebbero necessari 3
pianeti come il nostro.
Considerando le risorse
riproducibili, secondo le stime del Global
Footprint Network oggi l’umanità, nel suo insieme,
utilizza l’equivalente di 1,3 pianeti. Ciò significa che
la terra ha bisogno di 1 anno e 4 mesi per riprodurre
quello che noi utilizziamo in un
anno.
Il
risultato di ciò consiste nell’esaurimento delle risorse
di pesca, la diminuzione della superfici coperte da
foreste, il degrado delle riserve di acqua dolce,
l’aumento delle emissioni inquinanti e dei rifiuti che
generano il cambiamento
climatico.
Questo
provoca conflitti e guerre per il controllo delle
risorse, migrazioni di massa, fame ed
epidemie
Secondo
uno studio commissionato e reso noto dall'Inter-American
Development Bank (IDB), i danni causati dal cambiamento
climatico globale potrebbero costare all'economia dei
paesi sudamericani qualcosa come 100.000 milioni di
dollari all'anno fino al 2050
Già oggi in
molte aree del mondo il clima è cambiato come effetto
della modificazione della meccanica delle correnti
atmosferiche e oceaniche: forse non si può ritornare
indietro, però certamente si può impedire che questo
processo continui e amplii i propri
effetti.
Considerato che il
Sudamerica
produce solo l'11% delle emissioni
globali di gas serra, si dimostra una zona molto
vulnerabile ai cambiamenti climatici in quanto
dipendente dalle sue risorse
naturali.
Secondo
il rapporto inoltre entro il 2050 si assisterà a una
perdita cospicua di esportazioni agricole nella regione
quantificabile introno ai 30.000 e ai 52.000 milioni di
dollari. In sostanza secondo la IDB tali perdite
potrebbero tradursi in una limitazione delle possibilità
di sviluppo economico del continente, e potrebbe
peggiorare l'accesso alle risorse
naturali
Considerando le risorse
minerali e fossili, il forte aumento del
consumo provoca un rapido esaurimento delle risorse più
superficiali, un notevole aumento dei costi di
estrazione e tendenzialmente una progressiva
indisponibilità di molti
materiali.
Lo
sviluppo industriale e la sua estensione planetaria è
stata guidata solo dalla ricerca delle opportunità più
facili e meno costose; la sua crescita non si è
accompagnata ad una progressiva trasformazione
qualitativa con la riduzione delle risorse utilizzate e
una razionale proporzionalità del loro utilizzo tra le
varie aree del mondo.
Se solo
consideriamo il trasporto, una delle principali cause di
emissioni a effetto serra e di consumo massivo di
risorse fossili, vediamo che nell’arco di un secolo non
ha saputo innovare la tecnologia del motore a scoppio,
non ha incentivato la ricerca di nuovi carburanti
riproducibili come le biomasse e l’idrogeno, anzi ha
ostacolato le esperienze importanti di
biocarburanti.
Se
consideriamo il patrimonio umano che da questo sviluppo
dovrebbe essere beneficiato, rileviamo gli effetti
negativi dello stesso modo di produrre.
L’organizzazione Mondiale della Sanità
prevede che nel 2020 la depressione sarà la seconda
causa di invalidità nel mondo. Secondo la Associazione
delle Compagnie di Assicurazione canadese circa il 40%
delle prestazioni di invalidità sono ricollegate a
problemi di salute mentale. Il costo annuale riferito a
queste problematiche in Canada supera i 33 miliardi di
dollari.
In Italia
la previsione del costo dei danni da lavoro al 2012 è
stimato pari a 51,9 mld. di euro (circa il 3,06 del
PIL), considerando una riduzione della quota del lavoro
sommerso al 12% e sotto il raggiungimento dell’obiettivo
della strategia comunitaria che prevede una contrazione
del 25% dei tassi standardizzati di incidenza
infortunistica nel periodo
2007-2012.
Secondo
l’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul
lavoro, in Europa ogni anni 4,9 milioni di persone hanno
un infortunio con più di tre giorni di inabilità, il
costo di questo incide tra il 2,6 e il 3,8 del PIL per
ogni paese.
Nell’Unione Europea circa 1 miliardo e 250
milioni di giornate sono assenze causate da problemi di
salute sul lavoro.
In
America Latina si registrano circa 30 milioni di
infortuni all’anno, con 240.000 morti; la Organizzazione
Internazionale del Lavoro stima che lavorino circa 17,5
milioni di bambini con meno di 14 anni, dei quali 22.000
muoiono ogni anno per
infortunio.
Il nostro compito
L’impegno
che ci siamo dati è di diffondere con il nostro sistema
di gestione un metodo e uno strumento che aiuta tutte le
imprese a entrare nella nuova logica dello
sviluppo.
Dopo la
crisi finanziaria l’aumento dei costi di
approvvigionamento e la sfida “verde” saranno le
frontiere a cui le imprese devono
prepararsi.
Noi siamo
al loro fianco per
aiutarle.
L’importante è che si capisca che non
siamo in un processo ordinario e con tempi lunghi: il
modo in cui la crisi finanziaria è esplosa insegna che
il salto da compiere è difficile e deve essere rapido.